l.'ItaJia f la Turchi» XXVII appoggiare la domanda presentata da questa persona per la pubblicazione di un giornale, dette U suo parere sfavorevolissimo, e, nello stesso senso, fece unu relazione che, credo, sia anche stata trasmessa a Romn. Ma l’Am-basciatore passò sopra e chiese al sultano 1 '¡radi. In questa circostanza, per essere giusti, pare, almeno i quanto si afferma nella capitale ottomana, che la responsabilità dell'errore non sia tutta dell' imperiali, e che, tanto l'Imperiali che il nostro Ministro degli Ksteri, non abbiano tenuto conto dell'opinione del Console Generale, cedendo alle pressioni di un collega dell'on. Tlt-toni nel Gabinetto. Ma, a parte le ragioni che possono aver determinato il Console Generale a manifestarsi In modo cosi recisamente contrarlo, basta dare un'occhiata a qualche numero del giornale per capire, per spiegarsi la indignazione — non vi è proprio altra parola contro qimto giornale, considerato come II giornale italiano: il giornale interprete del pensiero del-■'Ambasciatore di S. M il He d'Italia! Perchè l'Amba-sciatore aveva un bel dire, dopo che si era accorto del passo falso, che ('Ambasciata non aveva nulla n che vedere col giornale, e non aveva legami di nessun genere con tale pubblicazione Sotto il cessato regime, nini si potevano pubblicare giornali che in seguito a un iriAt del sultano, e il sultano non dava questo ir ad*. che su domanda d•di'Ambasciatore. Ora siccome il nostro Ambasciatore lo aveva chiesto per II direttore della Turchia, e lo aveva chiesto contro il p i rere del Console, era ben naturale fosse considerato - come, del resto, accade miche oggi coinè l'organo ufficioso doH'omba-scinta italiana. Essendo, si noti Itene, nel tempo stesso ufficioso della Sublime Porta! Senza dubbio li passato regime non consentiva ai giornali, tanta turchi che stampati in altre lingue, di parlare irriverentemente del Sultano. Ma nessuno, ben comprendendo come avrebbe offeso il sentimento dei propri connazionali — parlo dei giornali esteri - tributando lodi eccessive ad un uomo come il Sultano rosso, ha mai osata di uscire dal riserbo e dalle solite frasi stereotipate del linguaggio ufficiale, parlando di Abdul Hamid Il primo numero dell'organo italiano invece (4 ottobre 1906) è uscita con la seguente epigrafe stampala a grandi caratteri in lesta al giornale: