L'Ambasciatore Ottomano a Parigi 241 die natura erano i servigi che Munir rendeva al suo Sovrano, ho già detto parlando di lui nel capitolo precedente. Il Mechveret ne svelava di quando in quando qualche dettaglio. Ma era un uomo che sapeva fare. Elegante, di modi aristocratici, sempre cortese con tutti, aveva saputo farsi, appena arrivato, un ambiente simpatico. La Esposizione del 1900, nella quale fu commissario generale pep-la Tur- Riza pasciA. chia, poco dopo il suo arrivo a Parigi, — ed è in quella circostanza che ebbi io pure l’occasione d’avvici-narlo più volte come un collega, — gli servì ammirevolmente per diventare subito, quello che si dice un uomo repandu. Adesso poi era diventato nientemeno che il decano del corpo diplomatico, dopo la morte del conte Tornielli. Pino a due anni fa, era il rappresentante di Sua Santità, e quindi della religione cattolica, e per capo d’anno, faceva gli auguri al Presidente della Repubblica a nome del corpo diplomatico. Se la rivoluzione non avesse mutato Maxtegazza. Turchia liberale. 16