242 I.A CADUTA DEI FAVORITI d’un tratto il regime in Turchia, chi sa per quanti anni questi auguri sarebbero invece stati presentati dal rappresentante del Califfo e dell'islamismo!... Ci voleva certamente un uomo come Kiamil, la cui energia appare tanto più straordinaria nella sua tarda età, per avere, non soltanto il coraggio, ma, per l’appunto la forza di prendere tutte queste misure nel giro di pochi giorni. E ci voleva forse anche un uomo come Kiamil, per imporsi come ha fatto al Sultano. Non già perché quest’ultimo possa avere oramai la menoma velleità di resistenza, ma perchè, dal momento che è stato convenuto di rispettarne, almeno apparentemente l’autorità, di considerare sempre come sacra la persona del Califfo, pochi altri avrebbero forse osato di fargli allontanare le persone a lui devote, e di dirgli, apertamente, die doveva rinunziare a certe spese... Ma è appunto per i suoi precedenti, che i Giovani Turchi lo hanno designato al Sultano. Malgrado il suo improvviso entusiasmo, vero o falso, per le idee liberali, deve essere stato un momento triste e penoso per Abdul-IIamid quel- lo nel quale ha dovuto accettare questa designazione e, forse sorridendo, nominare all’altissima carica uno dei pochi uomini — forse il solo — che, rimanendo in Turchia, ha osato di sfidare l’ira sua, quando era onnipotente! Kiamil pascià ha la disgrazia di avere un figlio, che pare una canaglia matricolata e che, a Smirne, faceva a mezzo coi briganti. Un paio d’anni fa ebbe a fare, per un incidente, delle rimostranze anche la nostra Ambasciata, in seguito a rapporti del nostro console di Smirne. Sarebbe stato, anzi, precisamente per le rimostranze della nostra Rappresentanza Diplomatica e Consolare, secondo quanto fu detto allora, che il Sultano ebbe l’infelice idea di far telegrafare a Kiamil pascià per invitarlo a redargui-