182 LA RIVOLUZIONE tano a cercare un diversivo nella guerra come aveva fatto nel 1887. La Bulgaria è sempre là, minacciosa ai confini. I telegrammi di quei giorni annunziavano avesse già mobilizzato delle riserve. Tutto l’esercito, marcerebbe con entusiasmo alla frontiera. Poi, a partita impegnata, la Serbia e la .Grecia, che il fedele Munir, il quale, proprio in quei giorni, diceva di aver persuaso a Belgrado e Atene, la Serbia e la Grecia ad allearsi con la Turchia, attaccheranno senza dubbio, alle spalle, la Bulgaria. Vi possono essere ancora dei giorni di gloria per la Turchia! Del resto, anche se rimanesse soccombente, le gelosie delle Potenze Europee non consentirebbero cer- * tamente la spartizione della Macedonia. Certo l’Europa interverrà per far cessare la guerra. Ma allora, non si parlerà più nè di Costituzione, nè di libertà! Mentre così i favoriti cercano d’insinuare nell’animo del Sultano queste loro idee, il trono, !a Turchia, la vita del Padiscià, essi aggiungono, è in mano di Said e di Riami], che sono gli strumenti dei Giovani Turchi. Oggi ò la Costituzione che domandano. Sappiamo noi che cosa vorranno domani? Il ragionamento fdava tanto bene, dice uno scrittore, che, sul Giornale d ltalia, ha pubblicato, qualche settimana dopo, un diario interessantissimo di quelle giornate, che il Sultano avrebbe potuto cedere. La sua indecisione era al colmo. Al momento del trionfo, i liberali del Gabinetto si sono veduti quasi strappare di mano la vittòria! Lo stesso scrittore ha fatto una descrizione, viva, efficace del modo col quale Kiamil ottenne l’adesione del Sultano. v In quelle vaste sale di Ildiz, dalla collina che domina lo spettacolo più maestoso della Capitale, dal mar di Marinara al Bosforo, da Stambul a Galata,