L'uccisione di un Console russo 139 nel loro quartiere — sono munite di ferriate, a dir vero punto solide, ma che pare dieno a questa povera gente una certa illusione di sicurezza in caso d’attacco. I Turchi, naturalmente, per ora, sono i padroni. E, quando possono, non tralasciano di dissimulare il loro risentimento per questa specie di presa di possesso dell’Europa che ha mandato anche quassù degli ufficiali incaricati di sorvegliare e di riferire. Di fronte a questi ufficiali — e sono ufficiali dei nostri carabinieri — anche i soldati turchi hanno un contegno strano dal quale traspare spesso tale risentimento. A volte si vede il povero soldato venuto dalla lontana Anatolia che sul passaggio del colonnello Albera, l’Aggiunto militare italiano, si mette alla posizione, e ha così profondo il sentimento del rispetto all’autorità, che non saluta... aspettando che con un cenno, il colonnello glie ne dia il permesso. Qualche altro invece, se può appena, volge volentieri la testa dall’altra parte, e fìnge di non vedere. Ora però molto meno. Per quanto rigidi nell’adempimento del loro dovere, per quel poco almeno che possono fare, i nostri ufficiali hanno saputo ispirare non solo il rispetto, ma una certa simpatia anche in coloro che più da essi avrebbero da temere. I Turchi stessi sono costretti a riconoscere la correttezza del loro contegno e il tatto di cui hanno dato prova in molte circostanze. Non vi è in loro quella intonazione provocante che hanno un po’ sempre, per esempio, le autorità russe, contegno che ha avuto dolorose conseguenze, qualche anno fa, tanto qui a Monastir come a Mitrovitza, con l’uccisione di due consoli di Sua Maestà lo Czar. Il Console Russo nei paesi turchi tiene a differenziarsi dagli altri colleghi, anche nella tenuta. Gira sempre con un berretto bianco di foggia speciale e con una