Un discorso Aehrcnthal 387 sarebbe nemmeno un granile sacrificio per l’impero, ora che la situazione politica su quelle coste è mutata. Il suo grande timore era che l’Italia potesse un giorno insediarsi a Vallona che poteva realmente essere una base d’operazione a poche miglia — due ore di traversata con una torpediniera — dalle nostre coste. Antivari, per ora, non si presta ad essere una base d’operazione, ed è molto più distante. D’altra parte, in brevissimo tempo, le navi Austro-Ungariche possono recarvisi dalle bocche di Cattaro. Tre o quattro giorni dopo, quando alla prima impressione di sorpresa seguì uno scoppio di indignazione in tutto il paese, del quale, fu interprete quasi unanime la stampa italiana, l’Aehrenthal, col suo solito sistema, si è incaricato di ribadire l’insuccesso della politica italiana, prodigando ancora una volta i più grandi elogi alla lealtà dell’Italia e dicendo che le intimità delle relazioni fra i due paesi continuavano a svolgersi sempre più calde! E per sottolineare sempre più come il ritiro delle truppe dal San-giaccato non sia negli intendimenti della politica austro-ungarica che una sosta, colse l’occasione per annunciare che non intendeva affatto rinunziare alla ferrovia Uvatz-Mitrovitza, perla quale sperava potersi intendere con la Turchia. Per fare capire poi ancora più chiaramente come non intenda punto rinunziare alla sorveglianza del Montenegro e della costa Montenegrina, e solo col correttivo dell’agget-tivo amichevole, disse sperare di arrivare ad un accordo anche col Principato sulla questione relativa al raccordo della ferrovia dalmata sul litorale Montenegrino (1). (1) In un secondo discorso (11 ott i il barone Aehrcnthal annunziò difatti ehc i lavori per il tracciato della ferrovia Uvatz-Mitrovitza erano quasi terminati, e che in autunno il progetto sarebbe stato completamente in ordine.