L'Italia e la Turchia xvn pagina dolorosa di questa nostra politica di remissività non sempre dignitosa di fronte al vicino Impero, finora poco conosciuta e suila quale mi riserbo di ritornare trattando in modo speciale in un’altra pubblicazione, delle relazioni nostre coll’Austria-Ungheria e della Triplice Alleanza. I.’ambasciata di Costantinopoli è uno di quei posti per i quali non basta l’ingegno e una certa coltura media, ma è assolutamente necessaria l'esperienza, e, diciamolo pure, anche quella autorità che viene dal.a posizione che uno ha nel proprio paese e dalle cariche coperte prima. Tantopiù quando si sa che l’ambasciatore di Sua Maestà il Re d'Italia si trova di fronte a delle spiccatissime personalità della politica e deda diplomazia che nella capitale ottomana rappresentano le altre grandi nazioni. Come, ad esempio, il barone Von Marschall per la Germania del quale si dice già fino da ora, sia il candidato più quotato alla eventuale successione del Principe Hulow e che due anni fa ha rappresentato cosi autorevolmente il suo paese — e la sua designazione all’importante ufficio mostra in che conto sia tenuto in Germania — alia Conferenza dell’Aja; il Constans, il ministro che debellò il boulangismo per l i Francia, e il Zinovieff per la Russia — settantenne come il rappresentante dell’alleata - e che, per dieci o quindici anni ebbe la direzione al Ministero degli Esteri di quel Departeinent Asiatique, che era l’ufficio più alto, e più delicato del Ministero. Il marchese Imperiali invece fu nominato di botto ambasciatore a Costantinopoli, passando, quasi senza transizione, dall’ufficio di consigliere d’ambasciata a Rerlino all’altissima carica, dopo una breve sosta, di qualche mese, come Agente diplomatico a Sofia, senza che nessun precedente o alcuna attitudine speciale lo indicasse. Ora, indipendentemente dalla persona dell’ Imperiali, vi è una questione di massima, per la quale, a mio avviso, 1n Italia più che mai, bisognerebbe andare cauti nel chiamare alle più alte cariche i diplomatici, senza che abbiano un certo tirocinio. Con la separazione delle due carriere, la diplomatica e la consolare, che permane — malgrado la legge votata due anni fa e che è stata proposta, a qnanto pare, unicamente per