L'esercito turco 131 Bulgaria. Una forza, come si vede, assai considerevole di truppe compatte — e abbastanza disciplinate — malgrado che i piccoli pronunciamenti, dei quali il telegrafo ci trasmette la notizia, di quando in quando in Europa, possano far credere il contrailo. Nell’esercito turco non vi è modo di reclamare. Quindi i soldati turchi han trovato che l’unico modo di far pervenire le loro lagnanze al Sultano, quando, da mesi e mesi, non ricevono la paga, o perchè continuano ad essere tenuti abusivamente sotto le armi, è quello di rinchiudersi in massa nel recinto sacro di una moschea, dichiarando che non ne usciranno lino a che non avranno ottenuto giustizia, o di dar l’assalto a un ullicio telegrafico e impadronirsene per mandare un dispaccio al Sultano, interrompendo quindi qualunque comunicazione telegrafica fino a che non è venuta la risposta. — Non è possibile, essi dicono, che il Sultano sappia che siamo trattati a questo modo. E poiché gli nascondono ogni cosa, siamo noi che dobbiamo informarlo! E’effetto è immancabile. 11 telegramma di risposta arriva dopo qualche ora con l’ordine per la distribuzione d’una parte della somma a ciascuno dovuta, o per il congedamento. E i soldati ritornano alla loro caserma gridando « viva il Padiscià », convinti più che mai che il Sultano non sa nulla, ed è continuamente ingannato dalla gente che lo circonda. Quel che sarà una guerra con questo esercito non è facile prevedere, poiché le ottime e intrinseche qualità del soldato turco come slancio e come coraggio saranno certamente paralizzate dalla inesperienza e dalla inettitudine dei capi. Nei gradi inferiori, fino a quello di capitano, una quantità di ufficiali sono addirittura analfabeti. Da capitano in su sanno