L'esilio di un pascià curdo 105 Qualche volta, naturalmente, la situazione è inasprita anche dal fatto che, in Tripolitania, i funzionari turchi sono spesso mandati come in esilio e per punizione. Vi càpitano spesso, con cariche, più o meno elevate, certi celli coi quali non deve essere un piacere avere a che fare. Uno degli ultimi, mandato a Tripoli in esilio, è un pascià curdo che aveva qui una posizione a Palazzo, ma che ne faceva ogni giorno una, e la cui prepotenza era diventata proverbiale. Un bel giorno, arrivò fino al punto di sequestrare personalmente uno dei gros bonnets del Municipio di Costantinopoli, reo di non aver mai voluto dare gli ordini per riparare un pezzo di strada che conduce alla sua villa ! Lo rinchiuse... in un gabinetto non profumato, dicendogli lo avrebbe tenuto li, fino a che non fosse fatto quel pezzo di strada che, da tanto tempo, chiedeva inutilmente. Dovette accorrere la truppa per liberare il disgraziato prigioniero. Vi fu una mezza balL-i glia, e finalmente, dopo tale incidente, il Sultano si decise a mandarlo in esilio. Ha dato cosi aneh«» una soddisfazione ai suoi fedeli albanesi, i quali avendo già ottenuto dal Padiscià l’allontanamento delle compagnie curde, mal soffrivano la prepotenza di questo ultimo rappresentante di una razza da loro cosi profondamente odiata. Ma. almeno, questo bravo curdo non ha a Tripoli alcun incarico. A volle l’esilio in Tripolitania. di gente di lai risma, è mascheralo con una funzione od un incarico speciale. Ma lo ripeto, anche senza funzionari di questo genere, le autorità turche resistono e si oppongono sempre a tutte le iniziative che possono avere un carattere di modernità e specialmente all’acquislo di terreni per parie degli Europei. In questo è un er-