170 lione, e per quanto, oramai, il Sultano sappia benissimo che è promossa dai Giovani Turchi, da Costantinopoli, si cerca di far credere alle Potenze si tratti di bande le quali, assai probabilmente, hanno come unico scopo la rapina. Ma questi tentativi per screditare gli iniziatori del movimento, e i valorosi che hanno alzato lo stendardo della rivolta non riescono, come non riescono più le solite promesse, le promozioni in blocco, e la paga degli stipendi arretrati: i soliti mezzi, ai quali il Sultano ha ricorso tante volte, per provocare delle manifestazioni di fedeltà da parte dei suoi soldati. Contro il tentativo di gettare il discredito sugli scopi dell’agitazione, e, specialmente quando, una nota comparsa in tutti i giornali d’Europa, — e sono parecchi — che, fino al luglio scorso, ricevevano sovvenzioni dal Sultano, tendeva a far credere fosse sopratutto diretta costro i cristiani e gli stranieri, rispose prontamente il Comitato dei Giovani Turchi. Nella protesta mandata ad alcuni fra i principali giornali d’Europa, il Comitato respingeva energicamente una simile insinuazione della quale, diceva, è molto evidente lo scopo, dichiarando « che il movimento e l'agitazione tendevano unicamente alla instaurazione delle istituzioni rappresentative nell’impero Ottomano, perchè essa sarebbe la migliore garanzia di libertà ed uguaglianza per tutte le razze e per tutte le religioni. Il partito Giovane Turco, aggiungeva, riconosce tutti i trattati internazionali, stipulati in base alla reciprocità, ed invoca l’appoggio dell’Europa, a favore della sua a-zione, intesa a schiudere la Turchia al progresso e atta civiltà ». Nè meno esplicito in questo senso è stato Enver bey nella sua lettera alla Neue Fi eie Presse per