332 l’indipendenza Bri,gara Turchia, il miglior mezzo ò di presentarli com3 un elemento pericoloso dell’impero. I] quello che si sta facendo. Ma adesso questa tattica non avrà più efficacia. La lettera è stata scritta, come si vede, prevedendo, in ogni caso, che se mai, le complicazioni avrebbero potuto nascere in tutt’altro modo. Nò al generale Paprikoff, nè ad altri, per dir la verità, poteva venire in mente, che difficoltà — le quali assunsero subito un carattere così grave — potessero nascere su un invito a pranzo e sotto questa forma. Era sempre la questione della Macedonia quella che sembrava poter destare ancora delle preoccupazioni, sopratutto visto l’entusiasmo col quale la Costituzione era stata accolta ad Atene. Dalle parole del generale Paprikoff, traspariva chiaro il suo pensiero che un pericolo potesse esserci ancora se, come all’epoca delle bande, Greci e Turchi avessero fatto abbastanza apertamente causa comune contro i Bulgari e adesso nell’epoca costituzionale, si mettessero ugualmente d’accordo per maneggiare... l’arma elettorale. Tanto meno si poteva supporre la possibilità di un incidente di etichetta, inquantochè, sapendosi benissimo dai Giovani Turchi, come, nell’elemento reazionario, si vagheggiasse sempre l’idea di un conflitto con la Bulgaria, il Comitato Unione e Progresso e i suoi rappresentanti, a Monastir, per esempio, avevano sempre cercato di accattivarsi le simpatie dell’elemento bulgaro. Ho qui sotto agli occhi una lettera che, non più tardi di qualche settimana fa, mi scriveva un amico, non italiano, che ha una posizione ufficiale per l’appunto in questo vilayet e che è in grado di conoscere assai bene la situazione. Ebbene, dopo aver parlato dei sentimenti manifestati dai Turchi che sono ivi alla testa del movimento, e aver rilevato la loro correttezza di condotta verso le Potenze mi scrive: