138 IN MACEDONIA PRIMA DEI.I.A RIVOLUZIONE dintorni — è la seconda città della Macedonia per la sua popolazione, contando circa 60 mila abitanti. Ma ha poi una importanza grandissima dal punto di vista politico perchè è il capoluogo dei vilayet nel quale è sempre stata più aspra la lotta fra i vari elementi che se ne contendono l’egemonia. Tanto nella città che in tutto il vilayet, è vivissimo l’odio fra le varie razze che lo abitano, ed è in questa regione che avvengono più frequenti i conflitti tra le bande bulgare, greche, serbe, e con le truppe turche che, fino ad ora, hanno sempre, più o meno apertamente, favorito l’elemento greco contro il bulgaro. È stato questo atteggiamento delle truppe e delle autorità turche, che ha determinato l’esodo della parte più eletta della popolazione bulgara, la (piale, incontestabilmente, tranne nei distretti verso il confine greco, è in grande prevalenza. Molti dei più noti uomini politici bulgari sono di Monastir. Fra gli altri il Ghenadieff capo del partito stambulovista, il quale, per l’appunto qualche settimana fa, mi diceva a Sòfia, di non aver più riveduto il suo paese natio da moltissimi anni. Anche oggi, mentre nei giornali d’Europa si parla della tranquillità, sia pure relativa della Macedonia, questo vilayet sopratutto, è continuamente — giornalmente — teatro di stragi, di crudeltà e di infamie senza nome, compiute un po’ da tutti. Monastir ha sempre l’aria d’una città in stato d’assedio, dove non vegliano soltanto le autorità e le sentinelle, ma anche la popolazione. Diffatti si è conservato l’uso di stare anche di notte col lume acceso. Nessuno dorme al buio. Non si sa mai! E sempre bene essere pronti ad ogni allarme! Le finestre delle case, specialmente nel quartiere bulgaro — poiché bulgari, greci, kutzovalacchi, serbi, israeliti, vivono ciascuno