Un telegramma vibrato 243 re e a richiamare all’ordine il figlio. Kiamil che, profondamente addolorato per la tristè condotta di questo suo figlio, non aveva più con lui rapporti da un pezzo, rispose al Primo Segretario del Sultano con un telegramma redatto in questi termini : « Sono dolente di dover far notare che, adibito fino « dalla sua infanzia al servizio particolare di Sua Mae-« stà, mio figlio ha fatto tutta la sua educazione sotto gli « auspici imperiali. Messo su d’una strada che non ha « mai avuto la mia approvazione, ricevette da altra «parte tutti gli incoraggiamenti possibili. La mia auto-« rità paterna è stata esautorata fino dal principio, ed ò « quindi a Sua Maestà che incombe il diritto e il dovere « di ammonire la persona della quale Essa ha fatto un « alto dignitario dell’ Impero! » Non è a credere che dopo questa lettera ardita, il Sultano non abbia pensato di sbarazzarsi in qualche modo di chi aveva tanto osalo; come aveva fatto per tanti altri (1). Ma Kiamil, messo sull’avviso a tempo, si rifugiò al Consolato inglese e l’intervento del Governo di S. M. Britannica lo salvò. Avrà Kiamil il coraggio di proseguire, o per meglio dire, potrà continuare in quest’opera di epurazione e di riforme, senza veder sorgere dinnanzi a sè dif (1) In un’altra occasione Kiamil pascià non aveva esitato a manifestare molto francamente la sua opinione. E fu quando Alxlul Ila-mid, dopo aver consultato pii altri gran Vizir a proposito della sua intenzione di mutare l’ordine di successione al trono volle conoscere anche l’avviso del vecchio uomo di stato. « Il mutamento proposto, rispose senza esitare, è dei più pericolosi. Non sarà accettato nè dall’Europa nè dagli Ottomani. Perchè se Burhaneddine sale al trono, tutta la camarilla a palazzo limarrà al potere e farà pesare ancora duramente, e forse più, sul paese il giogo crudele che l’opprime da tanti anni ». Il resultato sarà una rivoluzione che indurrà la Turchia alla rovina. Abdul llamid non osò vendicarsi subito, come forse ne ebbe l’intenzione per la franca risposta dell’ex Gran Vizir. Temette probabilmente lo scandalo che avrebbe suscitato una rappresaglia contro un uomo di ottant’anni circondato dalla stima universale, e che non aveva avuto altra colpa che quella di rispondere francamente alla domanda che gli era stata rivolta, e interpretando del risto l’opinione generale. E fu allora che gli fece scrivere per rimproverargli la condotta del figlio attirandosi l’altra risposta ancora più recisa e più tagliente della prima nel telegramma che ho riprodotto.