106 A COSTANTINOPOLI rore il credere, come si fa spesso in Italia, che l'Italia e gl'italiani sieno peggio trattati degli altri. La verità è che sono trattati male tutti quanti e che il Governo Turco non cede mai se non costretto da una pressione. Nella questione dell’acquisto dei terreni, per esempio, anche i tedeschi lottano da un pezzo per avere il riconoscimento di certi contratti stipulati in Palestina, e qui, alle porte di Costantinopoli, dei sudditi inglesi non riescono del pari ad ottenere il trasferimento dei titoli di proprietà di terreni che hanno pagato da un pezzo, e sui quali dovrebbe sembrare incontestabile il loro diritto. La questione della proprietà fondiaria nel mondo turco è così complessa cosi intricata, che solo pochi specialisti possono dire di conoscerla veramente. Quando uno meno se l’aspetta, il Governo Ottomano e per esso l’autorità che di tali cose si occupa, vien fuori a darvi torto con un vecchio regolamento al quale nessuno aveva pensato! Intanto il punto di partenza è questo: che la proprietà è di Dio, e che gli uomini l’hanno solo temporaneamente. Con questa formola c’è sempre un rappresentante di Dio sotto la forma di una moschea o altro che ha dei diritti su questo o quel terreno. Le proprietà veramente libere, le proprietà mutk, come si dice, non sono moltissime. Poi si pensi a quale complicazione conduce anche il fatto che queste proprietà libere — che sono in origine, le terre regalate ai suoi capi da Maometto all'epoca della conquista — non possono appartenere a un ente quale che sia: nè a una scuola, nè a un ospedale, nè a una banca. Il che vuol dire, che le banche non possono prender ipoteca e quindi nemmeno prestare denaro a chi offre come garanzia proprietà fondiarie: a meno di ricorrere a prestanomi. La questione del trasferimento dei diritti di prò-