« Un incidente per i tacchi tequetlrati 79 ila diplomatici, Poiché, per quanto possa sembrare strano e quasi impossibile che d Sultano si occupi anche di queste cose, sta il latto che nessuno degli alti funzionari non solo di palazzo, ma aneli«' del (Joveruo, può accettare un invito a un pranzo, a un liallo od anche al più modesto ricevimento, senza averne ottenuto il permesso. Con questo regime si spiega come il Sultano abbia mi sacro orrore per tutto ciò che può agevolare le comunicazioni, e come, nella questione delle poste estere, sia sempre stalo il Sultano, personalmente, che ha cercato di mettere degli ostacoli, che non vi si è mai rassegnato, e che, conte questa volta, a* vrebbe voluto impedire all'Italia di aprirli, ha cercalo parecchi anni fa, nel lUUl, di far chiudere quelli delle altre Potenze (1). Vi fu allora un grosso incidente diplomatico, risoluto naturalmente nel senso che volevano le Potenze, minacciando seriamente la Turchia d cui Governo aveva osalo nientemeno che di sequestrare i sacchi della corrispondenza di alcuni uffici esteri. Se si fosse approllltato di quella circostanza, nessun dubbio che il Sultano avrebbe ncono-iiilo a noi pure questo diritto, e avremmo anche noi da sette anni la nostra posta. Ma. a quell'epoca, malgrado le insistenze della Colonia, e credo anche le esortazioni deU'Ambasciaia e del Consolato, non se ne fece nulla, allegando come ragione la solita mancanza di fondi. Senza pensare che l’esercizio degli uffici postali esteri a Costantinopoli, se fatto bene deve rendere anziché essere passivo. Ma. meglio lardi che mai! Se Dio vuole fra poco l’Italia sarà riconosciuta una Grande Potenza... anche dal u> rw la la »»**» ** ito « »». la i Mi Ma