Trt'uladue anni di dispotismo le ha intensificato lu sua azione, in questi ultimi tre o quattro anni, è quella fatta dal dott. Niad Rechad, medico militare, ad un collega, sul treno che lo riconduceva a Costantinopoli, dopo parecchi anni di esilio. Niad Rechad, e un altro ufficiale turco che rientrava in Turchia con lui, parecchi anni sono, erano stali denunciati, da una delle solite spie, come Giovani Turchi. Immediatamente arrestati, furono condotli in prigione, poscia mandati in un paese malsano sulla costa dell’Asia Minore. Hanno sofferto, per lunghi mesi, la fame, la sete, la febbre quasi continua e tutti i maltrattamenti ai quali sono sottoposti i prigionieri, e gli esiliati politici da aguzzini brutali. Hanno visto cadere intorno a loro, centinaia di disgraziati condannati alla stessa sorte. Un giorno riuscirono ad impadronirsi di un carico, fuggirono e riuscirono a raggiungere un piccolo porto vicino Un vapore inglese stava per partire. Salirono a bordo come passeggieri. Al momento di partire, racconta il dott. Rechad, d capo della dogana li riconosce e parla di denunziarli. L’altro ufficiale, appena arrivato nel porto era riuscito a provvedersi di un revolver e lo spiana contro la spia. Rechad, più pratico, gli ferma il braccio, e mette semplicemente in mano al doganiere l’ultima lira turca che gli era rimasta. Poterono cosi partire. — Dopo che Midhat pascià fu mandato in esilio, incominciò l’èra del dispotismo e, durante trenta-due anni — racconta quest’ufficiale che è ora uno dei dirigenti del Comitato — la Turchia è .slata un paese condannato alla più triste, alla più dura delle schiavitù. Tutti gli abusi del potere assoluto: le persecuzioni, il ladroneccio, lo sperpero del pubblico denaro, il favoritismo più sfacciato, l’imprigionamento arbi-