330 l’indipendenza bulgara enormi che ha dovuto superare per arrivare al grado di sviluppo che ha raggiunto. Nè deve meravigliare, se nelle dimostrazioni che percorsero le vie di Sofia, nei giorni prima della proclamazione dell’indipendenza, negli articoli dei giornali, nelle note del Governo nelle quali dichiaravasi di non voler assolutamente sottoporre ad un arbitrato la questione dello ferrovie, non si manifestasse una fede cieca nell’opera della diplomazia. Il popolo bulgaro era già stato una volta sacrificato, proprio a quel Congresso di Berlino, che si è ritornato ad invocare in questi giorni, malgrado che l’Europa, la quale si era commossa così vivamente alla descrizione delle atrocità bulgare del Great Old Man, avesse applaudito alla sua liberazione. Appena sorto il conflitto fra la Bulgaria e la Turchia corse la voce che la Bulgaria avrebbe risposto con la proclamazione della sua indipendenza. Da Costantinopoli si affermava che tale atto sarebbe stato il segnale della guerra e che le Potenze si adoperavano per impedirlo ad ogni costo. Ma, ai primi di ottobre, la notizia che tale proclamazione poteva essere imminente si fece più insistente. E la voce aveva tanto più credito, in quanto che le notizie che la confermavano, venivano da Vienna e da Pest dove Ferdinando era ospite dell’imperatore, e che nel tempo stesso si dava come certo un altro grande avvenimento : l’annessione della Bosnia-Erzegovina all’Austria. Il giorno 4 di ottobre la notizia era confermata quasi ufficialmente, da Vienna e da Sòfia, mentre si annunziava il ritorno del Principe in Bulgaria. La sera del giorno stesso tutti i ministri partivano per Rutsciuek per andare incontro al Principe Ferdinando. Dopo un consiglio di ministri che durò parecchie ore, alle tre di notte, il Principe ed i mi-