Gli « evet effendi » 279 Sarakioti. — Faccio osservare aH’Assemblea che non posso ammettere nel progetto per l’indirizzo l’omissione della parola che rappresenta il privilegio più prezioso delle comunità che hanno conservato la loro lingua; grazie allo spirito di conciliazione e di vero progresso di Mohamed il conquistatore e dei suoi successori. La nostra lingua, per noi greci, è il nostro bene, il Sultano lo afferma nel suo discorso e sarebbe illogico, e poco rispettoso verso sua Maestà di lasciar passare sotto silenzio un fatto che sua Maestà ha di nuovo proclamato e sanzionato. Il Presidente (bruscamente). — Non è questa la questione. Noi non conosciamo qui altra lingua che il turco. Sebuckeffendi (altro deputato di Costantinopoli, armeno). — Vassilaki bey Sarakioti ha fatto un’affermazione che mi sembra assolutamente logica e giusta. La proposta che egli sottopone alla Camera è un onore per il Governo, dal momento che afferma i sentimenti di giustizia e di progresso nel passato e nel presente. Non dovete perdere di vista, signori deputati, che, recentemente, una grande potenza Europea, ha voluto sopprimere la lingua di un popolo conquistato con ìa forza delle armi. Questa potenza è stata biasimata da tutti gli uomini che hanno il sentimento della giustizia. Presidente. — Questa non è la questione. D’altra parte consulterò la Camera, per sapere se i suoi sentimenti sono conformi ai miei. 1 deputati. — Evet, evet (Sì, sì). È per tale condiscendenza della Camera che, in quel periodo, i deputati furono chiamati a Costantinopoli, gli evet effendi (i sissignore). (1) (1) Intorno ai curiosi costumi elettorali, coi quali sorsero le due legislature della Camera turca, un piccolo documento pubblicato in un libro bleu, e di cui un ministro inglese ha garantito l’autenticità, può dare un’idea meglio di qualunque descrizióne. il la circolare diramata ai suoi amministrati dal rappresentante del governo In un distretto, che mett0 il conto di riprodurre testualmente : « Abitanti di Mesampo. « Ricorderete senza dubbio che l’altro giorno vi ho dato lettura d’un firmano imperiale, il quale ordina che ogni paes' mandi a Costantinopoli un delegato e persona onesta. Per conseguenza, appena avrete ricevuto questo mio ordine, eleggerete senza ritardo il signor Giorgio Margariti di Mesampo, e ^i rimetterete un atto di procura (masbata) che firmerete. Domani senza fallo mandatemi il masbata e il signor Margariti : li aspetterò in tutti i modi. E vi avverto che non ammetto pretesti : se non obbedite, farò del vostro villaggio t/uello che ho Jatto agli altri ». Abdul-Hamid volendo escludere tutti gli amici di Midhat non lasciò che lo elezioni avessero luogo liberamente. « La costituzione aveva accor-