Recitati e la disgrazia di un capitano 317 reso gli onori perché era prescritto dal regolamento. Il regolamento, sta bene, gli fu osservato, ina doveva anche sapere che ciò dispiaceva al Sultano, essendovi della gente, dei nemici del Califfo la quale avrebbe voluto la sua morte perché Rechad salisse più presto al trono. . Abdul Ilamid e il suo tribunale non osarono condannare il disgraziato capitano, che fu lasciato in libertà dopò una tremenda lavata di capo. Fatalità volle che, pochi giorni dopo, con la st-essa compagnia egli si trovasse di nuovo sul passaggio della carrozza di Rechad. Il capitano vistosi perduto, non sapendo come fare diede improvvisamente il comando: rompete le righe. E senza voltarsi si rifugiò in un negozio! Di Rechad effendi che, per tanti anni, ha vissuto a questo modo segregato, poco si sa. Pare sia uno studioso, specialmente dei poeti persiani e che egli pure componga versi. Politicamente, si assicura abbia sempre disapprovato la politica germanofila del fratello ed abbia vive simpatie per la Francia e per l’Inghilterra. Il nuovo regime è stato per lui la liberazione. Però, finora, ha tenuto un contegno molto riservato evitando di pronunziarsi sulle questioni politiche. Il Sultano Abdul Hamid, che, prima, lo riceveva, a rari intervalli due o tre volte all’anno, adesso lo vede abbastanza di sovente e ha Unito per doverlo considerare come l’erede presuntivo e presentarlo come tale. Secondo la tradizione sempre rispettata — anche quando un Sultano per arrivare a far diventare legittimo erede il prescelto, faceva uccidere tutti quelli che neH’ordine della successione venivano prima! — il trono degli Osmanli alla morte del Califfo passa al più vecchio della famiglia. Per cui il figlio primo-