— i66 — qui non sono comuni che ad una in finitesima parte del popolo italiano, egli viene a riparlare dei pochi malintenzionati, còmi so'.evasi un quarto di secolo fa, e gabella i patrioti di Trento, di Trieste e di Poh comi sol »vasi in allora quelli di Venezia e di Milano. Ebbene, se i nostri radicali gli si scagliano contro, i I >ro avversari possono appuntarli di mancare di cilmi, mi non di ragione. E su ben altro terreno che vanno combattuti, o:correndo, coloro i qu ili in nomi dell’ Italia irredenta, come di qualsiasi altra cosa giusta e cara, tirano ad esautorare il Governo italiano, ed usurparsi quel diritto di pace e di guerra nel quale stanno le sorti della nazione e che non può quindi appartenere che ad essa tutta. Resistendo loro in n imi d’ altre ragioni che questa suprema di diritto interno,c’è il casi di associarsi assurdamente e ingenerosamente alle negazioni straniere, far buon gio:o agli elementi più torbidi, ed obbligare per l’appunto quelli fra i patrioti del Trentino, del Friuli orientale e dell’ Istria, che sieno o men fermi nei principi o più irosi, a disconfessare chi in certo modo li disconfessa, e rivolgere uno sguardo di speranza a coloro dalle cui teorie eccessive nella designazione dei fini e nel concetto dei mezzi essi, per quel senno e per quella intuizione che è sempre il retaggio dei meno fortunati, ebbero finora il buon senso politico e morale di rifuggire^'. li) In fatto di patriotismo, a tutti gli imaginabili titoli «li fervore, e magari di furore, vanno anteposti, di gran