Infatti de! suo viaggio chi ne sa niente ? Nessun Grant, nessun Beker vinse la partita a mosca cieca alla quale esso sfidò geografi e idroioghi. Alcuni scrittori, e specialmente i Tedeschi, sono felici dello equivoco e non si lasciano fuggire la buona occasione per sostenere che esso Piuca insieme coll'Oncia, altro corso d’ acqua del quale si dovrà forse parlare più innanzi, non sono altro che il ramo supe riore del Lubiano affluente della Sava, e ciò serve loro di pretesto ad escludere dall’ Italia geografica il territorio attraversato da quelle correnti. Il Timavo invece si lasciò smascherare. Scaturito dalle viscere del Catalano ai piedi del Nevoso, egli corre alla luce del sole per una trentina di chilometri in direzione occidentale e riceve nel suo cammino le acque del Plivnig. Fino a San Caimano gli Slavi Io chiamano Ficca ; quivi si inabissa nelle grotte e fa una marcia nascosta di ben ih chilometri, dopo i quali, come se il fatto non fosse suo, si ripresenta altero t chiassoso, vasto cum marmare montis, come canta Virgilio parlando proprio di lui, c con altra fortuna, come quello che diventa largo e navigabile ed anche con altro nome riconosciutogli da tutti, perche non si chiama più Reca da nessuno, ma Timavo, e se ne va all’Adriatico dopo d’avere sostenuto anche I’ ufficio di porto ed essere stato onorato fino dalla più remota antichità del titolo di famoso ricovero. Il Fabris afferma che la sua identità venne riconosciuta e messa in sodo. I geoioghi italiani sono con lui, e non mancano nemmeno i te-