Laonde bisogna o ragionare o imbestiare amen due. — Proviamo la prima deile due cose. IX. Avete torto, così mi scrive da Pest un pubblicista e pensatore ungherese di primissimo ordine, avete torto voi e i vostri connazionali quando desiderate la rovina dell’Austria. 1 Non è esatto il voi se non in quanto si riferisca alle smanie veramente e giustamente ferine di venti e trent’anni fa ; non è tale nemmeno quel vostri connazionali, per poco che venga, dal Danubio come dal Tevere, smesso il soffio provocatore. È un fatto che avremmo torto a desiderare la rovina dell'Austria, li quale significherebbe Germania a Trieste e Russia sul Bosforo, — cioè pangermanismo a destra e panslavismo a sinistra, -- a dirittura I’irre-spirabilità. Ma è un altro fatto, che avrebbe anche maggior torto l'Austria se le frullasse, come talvolta sembra, di ricacciare nell’umiliazione l’Italia, la quale sarebbe, vincitrice, il suo rovello,e, vinta, il suo veleno. La questione fra l’Austria e l’Italia è effettiva ed intensa anche quando è inavvertita. Le stesse malattie mortali non hanno continui i dolori, ma pur troppo l'esistenza sì, e rimangono pronte ad affermarsi atrocemente ogni qualvolta la sede del male venga richia mata per qualsiasi motivo ad un’azione cui le mor- i Vedi al t>. 1. ótìYApftnMct la noterolittima lettera qui citata.