vn in cui trattavano. Ma un austriaco, credo io, non ragiona di siffatto confíne con maggior rispetto di noi. Cotesto Judrio che dove segna la frontiera attuale, dove entra nel territorio austriaco, dove si ripiega nell’ italiano e vi s'inoltra e lascia il confine dietro di se spesso tra’ campi, sino a che un piccolo torrente non fa grazia di additare questo pallido confine da capo, non però per si lungo tratto che esso, il confine, s’intende, non si perda di nuovo in un palude, attraverso il quale giunge, non sa donde, a mare, cotesto Judrio, dico, non abbandona per via 1' utlicio assunto a principio, se non perchè sente di non essere esso in grado di adempierlo in nessun modo. ( i Già io vedo, che i più degli italiani e degli austriaci anche colti non immaginano che il confine degli Stati a’ quali rispettivamente appartengono, sia quello. Su cento italiani, di certo, novanta nove resterebbero stupefatti bene a sentire e a vedere, che il confine d'Italia non è l’Isonzo. Non è teoricamente nemmeno questo; ma praticamente pochi dubitano, che non sia almen questo. E che un confine siffatto non dia nessuna sicurezza e migliori i mezzi d' offesa d' uno dei due Stati unto quanto peggiora quelli di difesa del-l’altro, che è pur troppo il nostro, I* hai mostrato, (i) Oocrntg — Con und Gradisca; f. i, p. ta