— 32 — avevano investita di già gagliardamente Nesanzio, dove i capi degl’ Istriani e lo stesso re loro Epulo s’ erano ritirati. Claudio trasse colà sole due nuove legioni, e, licenziato il vecchio esercito coi suoi odiati comandanti, assediò egli la terra, e deviò il fiume, che scorreva lungo le mura. Tale inatteso incidente dell’ acqua divertita altrove spaventò gli Istriani che però non pensarono alla pace, ma, voltisi in ultimo ad ammazzare moglie e figliuoli, eziandio perchè I’ orrendo fatto fosse di spettacolo ai nemici, li scannarono pubblicamente sulle mura, e ne li precipitarono a basso. Ma i soldati romani, varcato il muro, entrarono nella terra ; la quale, come il re dalle atterrite grida de’ fuggitivi conobbe esser presa, si trapassò il petto per non cader vivo in mano dei nemici. La strage fu generale. Poco dopo due altre terre, Mutila e Faveria, furono egualmente prese e smantellate. Il bottino, per gente povera, fu maggiore della speranza, e si distribuì tutto ai soldati. Cinquemila seicento trentadue teste furono vendute all’ asta e gli autori della guerra battuti colle verghe e decapitati. Coll’ eccidio di codesti tre castelli e la morte del re, l’Istria fu pacificata ; e tuni all'intorno i popoli, dati ostaggi, si arresero. Così, certo non inonoratamente, gl’ Istrì in ditionem venerunt.