_ 4« - esecrati Castro-Pola, c, come Rovigno, compieva la propria dedizione a Venezia. La quale dedizione venne bensì rotta a volte dai casi, ma non disdetta mai dalle genti della penisola. * E i casi furono infatti molti e talora durissimi. I Genovesi, per* esempio, nel 1328, sotto il comando di Paganino Doria , occupavano Pola, Pa-renzo e Capodistria, facendone altrettante basi di operazione contro Venezia, già battuta all’ isola di Sapienza. I Triestini, per verità, nelle successive guerre fra il 1370 e il i38o balenarono, e allorché i Genovesi si furono nel principio impadroniti di Umago, eglino, messi su dal duca d’Austria, dopo di avere inutilmente inalberata la bandiera dei Visconti, colsero 1' occasione per darsi al patriarca Marquardo. Pola e Parenzo rimasero invece tanto fide a Venezia nell’ avversa fortuna, che, dopo battuto Vittor Pisani nel canal dei Brioni, i Genovesi si vendicarono di ( ambedue dandole al sacco e alle fiamme innanzi di portarsi a Chioggia. Nè i durissimi esempi le scoraggiarono. Più tardi ancora, quando nel 1412 re Sigismondo d’ Ungheria, chiamato conno i Veneziani dal Tech, patriarca d'Aquileia, si spinse contro codesta Istria incorreggibilmente veneziana, Parenzo e Pola rimasero più fide c, questa volta, anche più fortunate che mai, ed eroicamente respinsero Pippo Scolari, comandante delle orde imperiali. Riarsa la guerra pochi anni dopo, e tornati al-