— Ho — difese quando possa e sappia farne, o per Io meno di trattare senza esser già vinto e col nemico dentro. Chi può negare nulla di ciò ? E se i caratteri di un confine fra due potenze deve, per riposare simultaneamente sulla duplice base della vera forza militare e del buon diritto, rispondere a queste condizioni, chi vorrà poi dire che la geologia o l’idrologia possano essere altra cosa che degli strumenti, e che 1’ equivoco di uno spartiacque [diportici o diveriigium aquarum) o la discontinuità di una cresta possa tenere per dei decenni a mezz’aria molti interessi supremi ? i filoni, gli spartiacqua, le divisioni dei versanti, le insellature, i boschi e va dicendo, sono strumenti di accertamento e niente di più, e, quando tutti non funzionino bene, vanno senz’ altro surrogati. Nel tracciamento dei confini le scienze naturali sono altrettanti periti, cui la ragione politica e la militare chiedono talora un voto consultivo, ma riservano sempre per sè quello deliberativo. Sono esse soltanto che possedono il concetto ed hanno la responsabilità del fine, mentre i geoioghi, gli idroioghi e gli stessi etnologi non sono che altrettanti cercatori di leggi e collettori ed aggruppatori di fatti, che la natura, per quanto scultrice di patrie, coordinò certamente a tutt' altri fini che a quelli dell’ equilibrio e delle paci nel consorzio dei popoli, che sono invece I’ unico di chi sia chiamato a deliberare sopra una così suprema questione.