— 163 — tessala e cordiale delle vedute e dell’ azione militare e politica. La prima di queste consiste nella leale accettazione morale e scientifica de! concetto dei limiti territoriali come riescono tracciati tutt’ insieme dalla geologia non che dalla geografia, e soprattutto dalle vere e larghe ragioni della pace, le quali consistono nello sviluppo minimo delle condizioni offensive e massimo delle difensive negli Stati adiacenti. A questa prima condizione, che riguarda un avvenire non precisabile, debbono fare immediato riscontro le due altre che, toccando il presente, costituirebbero quello che venne più sopra chiamato il modus rivendi destinato a regolare la transizione ; il cui periodo non potrebbe seriamente pretendersi chiuso se non il giorno nel quale l’Italia fosse posta in grado di ripagare con dei reali servigi e compensi l’attuale possesso austriaco, che rimane pure un fatto, contro il quale essa protestò, ma cui appose in ultimo la sua firma. Lo stesso rispetto di sè non potrebbe oggi permetterle di ricusare a ciò il suo valore. Se non che un valore I’ hanno pure, e supremo, le descritte necessità del presente. La seconda pertanto delle cose sarebbe quella di Ovviare ad esse, lasciando bensì l’Italia nelle sue condizioni di impossibilità offensiva verso l’Austria, ma temperando senza indugi l’inaudita negazione geografica fattale nel 1S66 d'ogni mezzo difensivo, e mettendola quindi di fronte agli sbocchi della Drava, della Sava c del littorale, cioè itanto lungo