candosi di cibo c di vino come gente tutt’altro che avvezza a cosi fatto scialare. Il momento non era altrettanto allegro pei Romani. È un raccapriccio a leggerne la descrizione di Tito Livio. Si teme in terra, egli dice, e in acqua non meno. I marinai ripiegano confusamente le tende e traggono con febbrile fretta alle navi le vettovaglie disposte sul lido. I fuggenti sopravvengono, e si lanciano numerosi giù nelle lancie ; i nocchieri, temendo non si caricassero di troppo, fan fronte alla calca, altri dal lido tentano di spingere al largo le navi. Di là alterchi e zuffe con ferite e morti di soldati e di marinai, fino a che, sopraggiunto il console, con uno sforzo supremo di autorità arrestò l’imbarco e fece allontanare dalla riva la dotta. Fu ad ogni modo un disastro e una vergogna, e 1' allarme se ne sparse grandissimo in tutto lo Stato, perchè Gneo e Lucio Gavillii, nuovi coloni di Aquileia, i quali giungevano al campo con vettovaglie, ignorando l’accaduto, vennero, senza saperlo, a dar dentro negli Istriani. Accortisene tosto e abbandonato ogni cosa, scapparono indietro ad Aquileia, spargendo dappertutto il terrore e Io scompiglio, che in pochi giorni pervenne a Roma, dove si parlò non solo degli alloggiamenti presi dai nemici e della fuga e strage che erano vere, ma a dirittura di invasione nemica e di esercito interamente disfatto. Quindi, come si suole ne’ subitanei spaventi, si ordinarono leve straordinarie in Roma e per tutta V Italia. Si arruolarono due legioni di cittadini ro-