— 225 — dominio straniero, si raccomanda almeno alla nostra memoria e al nostro affetto, e scorge invece, con quello strazio delle ingenue sue fidanze che ciascuno può immaginare ben facilmente, non essergli amica sicura qui da noi neanche la geografia, la innocentissima delle scienze, alla quale perfino un celebre cancelliere dei tempi nostri più sciagurati consentiva di riconoscere l’Italia. Perdonatemi se troppo m’indugiai in questo preambolo al breve discorso che sto per tenervi. Senz’ altro vengo ora ad accennarvi i titoli dell’ Istria per la sua rivendicazione agli studi nostri : titoli che sono le prove indiscutibili non solo dell’ italiana sua cittadinanza, ma altresì del suo gran prezzo per nazionali riguardi, e che rilevano insieme gli svariati argomenti ai quali può rivolgersi la vostra attenzione negli studi che per diretto o indiretto modo li riguardino. Dai cenni generali di questo mio primo discorso mi porterò poi su temi particolari, quando la vostra benevolenza sia per darmi 1’ animo di farlo. Se l’Italia geografica è, come ognuno ripete, il bel paese . . . che il mar circonda e V Alpe, P Istria ne forma, fuor di ogni dubbio, parte integrante. Bastano, invero, gli occhi della fronte.a vedere, come le giri a tergo, non altrimenti che ad ogni altra nostra regione subalpina, la gigantesca frontiera italiana, senza che filone qualunque interceda a romperci da quel lato la continuità del territorio nazionale. E due bei nomi nostri, 1’ uno de’ quali rimase sino a questi giorni, furono dati a quell’ultimo tratto delle nostre Alpi, cioè di Venete e di Giulie. Perciò l’Istria fu già chiamata, e per secoli, la Venezia superiore ; perciò anche nei tempi più oscuri dell’ evo medio Paolo Diacono scriveva : Venetiae et Histriae prò una provincia habentur ; perciò, a dir breve, nessun valente geografo, da Plinio al Balbi e al Daniel, dubitò di comprenderla fra le provincie d'Italia. Se qui volessi semplicemente citare le autorità nazionali e straniere in appoggio