— 238 — eia del Regno Italico e provincia preziosa sia per ragioni militari del maggior momento, sia per la sua marina, giudicata dal Baude la première officine d’hommes de mer e che può dirsi col Nelson essere tutta un porto, come pure per l'alto valore de1 suoi boschi e stabilimenti salini. Troppo presto precipitarono que’ nuovi suoi destini e ne seguì il servaggio che dura ancora per lei. Or qui, se potessi indugiarmi, volentieri vi esporrei, con cifre alla mano, come questo servaggio, il quale non valse mai a rimutare l’animo degl’istriani, non bastò nemmeno a sviarne gl'interessi economici. A stringere su di questo molte prove in una sola, basti rammentare, che si è dovuto escludere la penisola istriana dalla lega doganale dell’ Austria, cioè rinunciarla ai commerci nostri. — E se Trieste serve ai traffici della Germania orientale, anche Venezia e Genova servono a quelli della Germania centrale e occidentale, senza che alcuno si lasci perciò cadere in mente di concedere su di esse alle signorie d’oltralpe qualsiasi diritto. — Nè, ragionando tale argomento, sì male compreso dai più, va dimenticato che lo straniero, il quale sta sull’Adriatico, non ne sarebbe già escluso quando lasciasse l’Istria, secondo che suolsi credere per grossolano errore, ma terrebbe ancora, oltre ad ottime sue difese sull’ opposto versante dell’ Alpe Giulia, un litorale, da Fiume a Cattaro, sei volte più esteso dell'istriano e portuoso del pari : come non va dimenticato inoltre, per quello che riguarda le pretese ad un Mare Germanico del Sud nel golfo, già sempre italiano, dei Dandolo, dei Pisani, degli Zeno, protestarvi contro anche il fatto che nessuna stirpe tedesca s’incontra sulle sue rive nè dappresso, dappresso essendovi, e per largo tratto di popolose provincie, la sola Slavia. Ma, lasciando ciò, conviene mi porti senz’ altro a toccare di un' ultima ragione che soccorre alla mia parola e eh’ io non potrei passare intieramente sotto silenzio in questo mio discorso.