. — 39 — tore venuti a tenere il placito ? Cinquant’ anni fa il partito da prendere era chiaro — mandate la faziosa deputazione in galera ; — mille anni fa invece si era molto più innanzi che cinquanta ; e la parola super episcopos fu senza difficoltà accordata. Le querele, o accuse che voglian dirsi, furono nove. La prima, per esempio, è già grossa. Una volta, dicevano, codeste tasse dell’ Impero metà le pagava la Chiesa e metà il popolo----ora i preti non ne vogliono sapere, e noi popolo si paga la metà che ci tocca e quella che non ci tocca. Veniva poi 1’ affare delle enfiteusi, tutte piene, osservavano, di dolosae commutationes, e tutte cor-ruptae dal sullodato clero. Oggi un presidente, foss' anche pretofobo, richiamerebbe all’ordine l’oratore; invece tanto I\\o Praesbyter, non che Cadolao et Aio Comites (non si sa bene chi dei tre presiedesse lasciarono dire, e poi lasciarono anche mettere ogni cosa nel verbale, redatto da un Petrus peccator, diaconus S. Aqui-lejensis Metrnpolitanae Ecclesiae. Laonde si tirò innanzi e d fu naturalmente il crescit eundo. La deputazione venne a parlare del contegno della Corte vescovile, familia Ecclesiae, la quale cum fustibus et cum prladiis sequitur nos, ecc. Venne poi la volta del duca Giovanni. Apriti o terra ! Dacché abbiamo costui, gli dissero in faccia, non c’ é più niente di sacro né di rispettato qui. Non giustizia, non equità, non proprietà.