una riserva a mezz’ aria formata dagli apostoli Pietro e Paolo. Non risulta ben chiaro dalle relazioni degli storici contemporanci nè il numero, nè la qualità, nè gli accantonamenti o le mosse delle truppe comandate da Ezio. Esse non dovevano però mancare di una qualche importanza, e potevano eventualmente da un giorno all’ altro triplicarla, chè degli aiuti Valcntiniano avrebbe potuto forse ripromettersene sia dalle Alpi Galliche e Retiche, come dalle Orientali, conciossiachè i barbari, tanto delle razze germaniche come delle tartare e pannoniche, fossero la più vendereccia gente del mondo, e l’erario dell’ impero si trovasse ancora in grado di disporre di molto oro. Alarico non aveva certamente ingoiato il frutto dei trecento trionfi romani attraverso i secoli. Forse il sospetto di rio aiutò non poco 1’ eloquenza di Leone. Del resto il famoso conquistatore non aveva, pare, l’animo implacabile, e sapeva anzi, a quanto ne scrivono anche dei biografi non barbari, impadronirsi qualche volta degli animi non meno che degli stati e degli averi. Prisco, andato a lui ambasciatore di Bisanzio, non dice nulla della lingua che parlasse. Ci fu un gran bere e un gran farsi inchini ; ma i brindisi, a quanto pare, furono onninamente muti ed anticiparono sul bellissimo anuak* sistema inglese. Chi scrive fece di molte ricerche intorno alla lingua parlata da Attila. Queste, s’intende, consistono tutte nello aver messo a torture degne dei tempi della storia