— i54 — cui forze stanno alle mie, poniamo, come 3 a 5.....» vuol dire ridursi diminuiti a due quinti di sé allorché s’ ha più bisogno d’essere interi. E due quinti d’un forte fanno un debole. Egli é certissimo che in Italia coloro che ragionano con calma, coloro che vedono ed intravedono quale sia e quanta e come infesta ai patrii interessi la somma delle forze che vorrebbero far tavola rasa dell’Austria, rifuggono concordi dall’ idea di associarvi comunque gli sforzi proprii, e ravvisano anzi in questo Stato, ancora grande e ricco di avvenire, un elemento di sicurezza e di civiltà. Ma ciò è insufficientissima garanzia della conservazione dei buoni rapporti, perché quelli che ragionano con calma non sono mai i più numerosi nè sempre i più autorevoli, e perché eglino stessi, uomini di Stato da poco e invece patriotti cospiratori e soldati da moltissimo, nulla nulla che si mettano la mano sul cuore ed evochino le proprie memorie, smarriscono anch’ essi la calma, e, fin troppo ringiovaniti, saltano in capofila. Quanto meno forti di quel che si pensi sono qualche volta le cifre! Le guerre infatti possono ancora somigliare moltissimo ai duelli. Si va sul terreno confessando che non hanno senso ; ma se non hanno senso, hanno sapore, e tirano volenti e nolenti. Il solo caso nel quale i duelli si evitano gli è quando le due parti ragionano. Diciamo le due, imperocché se degli avversari ragiona un solo, gli é quello che fa la figura più magra e se ne cava peggio.