— 57 — frontiere e di quegli scacchieri strategici che i classici dell' arte seppero levare a sì grande onore. La guerra moderna, potrebbero anche soggiungere, presenta essa forse risoluto il problema se i nuovi sistemi e le nuove armi tornino più utili all' attacco o alla difesa delle piazze forti ? — E a buon conto accertato che del tiro lungo e preciso si vantaggia assai più la difesa, mentre rimane tutt’ altro che accertato che nuovi approcci possano superare di efficacia gli antichi, e che i fulminati e le dinamiti valgano a soppiantare la vecchia ïappa. Ora, possono seguitare, in presenta di un vantaggio assicurato e d’uno svantaggio assai dubbio (il quale forse per potenza di contromine e di focale, che oggi possono farsi brillare anche dai rampari, e senza 1' eroismo di nessun Pietro Micca, può essere mutato anch’esso in vantaggio) come si osa negare che le linee frontiere artificiali possano valere le naturali ? Non è qui il caso di riammazzare degli uomini morti, confutando le teorie del D'Arçon, del Noizet e dei loro discepoli intorno alla assurdità delle linee frontiere e degli scacchieri, che quando anche non fossero della più completa inutilità militare, rimarrebbero pur sempre economicamente impossibili. Quella fortezza la quale non ha uno di questi due scopi, chiudere un passo, ovvero assicurare una base di approvvigionamento od un perno di manovra, è un anacronismo. Ciò è tanto compreso dai militari e penetrato di già nella convinzione di