— 33 — Vili. Ma più che dall’ avere gli Istriani ideata ed eseguita una grossa e fortunata operazione guerresca, si deve misurare la loro importanza politica e militare dal fatto dell’ avere la guerra avuto, da parte loro, carattere al tutto offensivo, e vero e proprio scopo d’ alta politica, vale a dire nientemeno che quello d’ impedire che i Romani si facessero forti in Aquileia. Erano dunque abbastanza accorti c civili per .ideare ed abbastanza audaci e potenti per iniziare una guerra di preminenza. La terminativa campagna istriana venne solennizzata a Roma con un trionfo e cantata in un poema fatto a bella posta, come le Puniche di Silio Italico, da un certo Ostio, cui non si premetterebbe forse quel certo, accennante, per curiosa antinomia, all’ incertezza sul merito, se il tempo ne avesse risparmiato il volume, e tanto meno poi se avesse avuto la gran fortuna d' un impagabile traduttore, come per 1' appunto quello toccato testé a Silio Italico. A ogni modo un trionfo e un poema al vincitore fanno sempre dell’ onore anche al vinto. Anzi del perduto poema é onesto rammaricarsi assai più per amore di questo che di quello. L'Epulo istriano è infatti tal figura da meritarsi 1’ omàggio dello scalpello che eternò il Gallo usoricida e della penna che cantò Sardanapalo, col quale non si sa >