— u5 — abbandonare tanta pane di territorio faceva peritosi e renitenti gli animi dei Veneziani. Il nobil uomo Jacopo Valvasone di Maniago, deputato del Parlamento friulano, prosegui nel secolo XVI, con diligenza ed acutezza di critica, anche militare, non comune, gli studi della frontiera. L’infaticabile prof. Combi, al quale chi scrive di simili materie deve, per quanto ciò possa riuscire monotono, esternare ogni momento la sua riconoscenza, pubblicò, quasi tre anni or sono, l’importante relazione di lui al Senato in una correttissima e largamente chiosata edizione, traendola dal codice i3iti della preziosa raccolta Cicogna. Di questo Valvasone non si sa che militasse; pare anzi certo che no. Visse, dicono i biografi di lui, una vita piuttosto privata. Se non che l’epiteto non va qui interpretato molto negativamente, perche il brav’uomo, ben lungi dallo stare da se, corrispose coi più chiari uomini del suo tempo, associandosi loro nello studio delle questioni di grande momento, e mostrassi, secondo il Capodagli, per dottrina, maneggio e prudenza molto insigne. Non militò, ma percorse nd ibòy insieme al Contarmi, luogotenente generale del Friuli, la prò vincia per comporre la questione di confine nella Gamia, e ne studiò con infinita cura la conformazione e soprattutto gli accessi anche col Valicr, il Duodo, e tutte in generale le giunte incaricate di propone le fortificazioni della depressa ed aperta frontiera.