— 47 — 1’ assalto gli Ungati, riconfederati al patriarca d’Aqui-leia, al conte di Ortemburgo e ;U Carrarese, l’Istria fece prove ancora più fiere, perchè risolutamente offensive, talché il duce veneziano Filippo d’Arcelli, forte dei militi volontari Istriani quasi più che dei suoi, ruppe Ungati e Patriarcali, sebbene a costo della vita, e rese agevole al successore Taddeo di Este di ottenere lo sgombero della penisola, facendola per sempre finita col poter temporale del patriarca Aquileiese, al quale poi Venezia, repubblica moderata e pratica, fece in compenso la sua brava legge di guarentigie, conservandogli titolo e giurisdizione di sovrano, ma unicamente sui due castellucci Friulani di San Daniele e di San Vito, ed assegnandogli 5,ooo zecchini annui, che lo spodestato prelato intascò, non essendosi allora scoperto il pi »polare compenso dell' obolo. E si che i patriarchi d’Aqui* leia. malgrado i loro torti grandissimi, 1’ avrebbero ad ogni modo demeritato assai meno dei papi, come quelli che avevano alle popolazioni conservato sempre il loro Parlamento, e Parlamento ammodo, perchè composto non solo del marchese, del conte e dei baroni; ma anche dei deputati delle città e dei comuni. Essi avevano inoltre arricchito Capodistria, protettivi gli studi e tutelata la integrità dei monumenti, per quanto pagani. Messi a posto i patriarchi, l’Istria non ne ha più dei fatti spedali a se. La sua storia generale e quella di Venezia si fondono. Quel generale non è per altro rigoroso, perchè,