— 23g — È ragione chc si riferisce alla sicurezza del nostro Regno. — Sebbene essa sia tale da condurre sul terreno della politica per ignes cineri suppositos, io ne la terrò fuori studiosamente, dichiarando che quanto sto qui per dirne di volo non mira ad altro che a provocare studi, sciolti da ogni carattere officiale, sulle condizioni e sugl’interessi d’ Italia sotto questo riguardo. Neanche scrupoli di convenienza possono interdirceli. Sarebbe invero, a dir poco, pretensione ridicola volere che la nostra nazione non solo tolleri paziente-mente i suoi danni, come fa, - non solo desideri pace ed accordo contro il comune pericolo con quegli stessi che la costringono a subirli, - ma si astenga perfino da qualunque atto che possa condurre a vederli. Pur troppo, dal vedere al provvedere non è sempre nè breve nè piana la via. Ad ogni modo, noi qui non si mette piede in essa, nè io mi rivolgo a coloro i quali, così piacendo al cielo, potrebbero percorrerla. Che se poi il conoscere è condizione e può essere avviamento al fare, perchè pone in grado di vigilarne e coglierne le occasioni, ciò spetta a quell’ ordine naturale di cui nessuno ha ragione di richiamarsi. Con questa premessa, affermo, appoggiato alle autorità più competenti, che dai piani del Friuli al capo di S. Maria di Leuca è sguernito di ogni valida difesa tutto il fianco orientale del nostro Regno, e che va ben deplorato un assetto per cui de’due Stati, fra i quali si addentra l'Adriatico, l’uno vi abbia ogni potere e punto l’altro, quello stringa ogni mezzo di offesa e questo sia privo invece anche della più necessaria difesa. E, diffatti, il confine che abbiamo nel Friuli corre per gran parte in aperta campagna al di qua dello stesso Isonzo e sotto il cannone di chi occupa i contrafforti delle Giulie. Tutti e tre i varchi di quella barriera alpina (Predii, Postoina e Ciana) sono in potere altrui. Senza 1' Alpe Giulia pertanto, senza l'Istria, che è campo mirabilmente chiuso dalla natura di contro alle vie d’oltremonte, molo d’approdo proteso verso Venezia quasi a formarle di quell’ultimo seno del-