— 158 — l’Italia a molto più che alla stessa pace, vale a dire all’azione comune, e non già in via contingente e transitoria, ma necessaria e continua. I pericoli sono comuni. La Germania ha sempre aspirato a Trieste. Fu l'Austria a insegnarglielo. Essa credette altra volta di fare con ciò bene a se stessa.ed ha scherzato col fuoco. Diceva vent’anni fa: La Germania sono principalmente io; non fo quindi che ingrandirmi e guarentirmi quanta maggior parte io germanizzi (almeno politicamente, non potendo altro) del mio territorio. Alla risurrezione di Federico secondo chi ci pensava a Vienna? — Ma il massimo Impero, o chi per esso, l’ha presa in parola. Nella lettera della quale il valoroso statista volle onorarmi sono riportate quattro parole che hanno soprattutto il pregio della chiarezza. Esse furono spiattellate al suo indirizzo da un illustre uomo della Sprea: « La Germania, prima potenza militare, che occupa il centro dell’Europa, ed è. grande e animosa per molti rispetti, non può acconciarsi a rimanersene vòlta soltanto al freddo settentrione. Essa pure ha diritto ad uno sbocco nei mari del sud; essa pure deve possedere le sue calate, le sue banchine, i suoi ridotti e le sue corazzate a proteggerli nel gran porto delle genti civili e operose eh e il Mediterraneo; an-ch’essa vuole condursi per la ria più breve a correre il palio del canale di Suez. Questo è, questo dev’essere un supremo suo intento. Bisognerà bene che l'Austria ci faccia luogo. Noi guardiamo a Trieste, e i signori