— 21 — sacro deposito, celato al vicino, non usano che in famiglia ; mai negli affari civili, e, strana cosa, nemmeno ai piedi dell’ altare. Se i loro sacerdoti avessero posto qualche cura al tesoro delle remote memorie, ci sarebbero oggi chiari avvenimenti di molta importanza, i quali non appariscono che in confusa penombra. Chi li richiegga delle loro vantate origini li sente, rossi* e animati in volto, accennare a remote iliadi, ad innominati ma non interamente obliati croi, a lunghe e non ingloriose sventure. Non è la storia, non arriva neppure ad essere la leggenda, ma appena una vaga e sfumata reminiscenza di quella, e un sentimento indistinto ma profondo di questa — è infine uno stato d' animo inesplicabile agli estranei per la totale mancanza di ragioni e di nozioni, ma che pur scende alle proli come una tradizione non di conoscenza, ma di coscienza. Perfino il nome di Rumeni o Rimiliani, che altra volta davano a sè stessi, è sfuggito alla loro memoria. Gli Slavi vicini li chiamano Vlahi. È veramente strano che 1' Yriarte non abbia posto mente ad una così singolare varietà della specie. Nel loro romanico suonano chiari 1' io, il tu e il lui della lingua italiana, e vi sono tuttora voci molte di conio perfettamente latino, come, per esempio, calle /callis), secura securis), roge rogare , clama clamare), lucru lucrar), sorer soror), mulier mulier}, senatu senatus), ecc.