— 183 — Pota, a cagion d’esempio, le cose vennero a tale che il contadinume slavo, ubbriacato a bella posta, volle impedire ai cittadini l’accesso alle urne. Ma il podestà ebbe polso e troncò senz’ altro le operazioni. E dire che nulla più che la violenza sarebbe con* traria alla natura di quei buoni idioti di Slavi. Bisogna dire che un gran lavoro dovette essere stato fatto durante questi ultimi anni dai capitani distrettuali, dai preti stranieri e dagli emissarii. Infatti, non più lontano che nel 1866, essi erano ancora tutt’altra cosa, e quando il governo voleva creare costì la Guardia territoriale, alle proteste degli Istriani, che furono così vive e riottose da venirne sciolti non pochi consigli comunali (non pochi cosi per limitarsi, ma potevasi tutti, perchè la sdegnosa opposizione era stata pressoché un plebiscito regionale), si univano, benché timide, quelle degli Slavi, i quali, p>sti in fra due, preferivano starsene colle locali città italiane. Chi le spiega, altrimenti che colla bieca azione di un terzo, le costoro si nuove bizze e cupidigie ? Nè giova, per negare la probabilità di ciò, il dire che questo terzo non avrebbe fatto altro con ciò che scherzare col fuoco e tradire gli stessi interessi propri. L’ osservazione è vera. Senza dubbio esso così facendo erra e si tradisce. Ma sono forse , rari, fra gli individui e gli Stati, coloro che possano dirsi nemici di sé stessi, e guastino anche scientemente i propri interessi pur di offendere gli altrui ?