consoli non ne approfittarono, e ricondussero le legioni a svernare in Aquileia. Ecco quello che Livio chiama ìstricum tumultum, mentre fu bellum bell'è buono. Dopo svernato in Aquileia, Marco Giunio ed Aulo Manlio, consoli dell' anno precedente, rimarciarono in avanti. L’ esercito istriano, quantunque, secondo Livio, repentinus et tumultuarius, fu, è vero, più accanito che perseverante ; ma va pure notato che stette questa volta ad aspettare due eserciti romani. Se non che la guerra fu in questo mezzo tempo interrotta da una scenata curiosa. Il soggetto del presente scritto non ci ha che vedere; ma pure, dacché viene a taglio, merita, per quanto accidentale, di essere riferita. Avutesi a Roma notizie, per lettere de' consoli scaduti, che la campagna si riapriva, il console eletto, Caio Claudio, temendo che il non si trovare sul posto gli togliesse la provincia e 1' esercito, senza avere ancora pronunciati i voti, cosi senza paludamento e senza littori, avvisatone soltanto il collega, partissi di notte e corse precipitosamente alla provincia. Nell' arrivo fu ancora più animale che nella partenza. Perciocché, chiamato il Parlamento, avendo inveito contro la fuga dal campo di Aulo Manlio, cosa mal sentita dai soldati i quali gli si sentivano solidali come coloro che erano proprio stati i primi a fuggire, e denc molte villanie a Marco Giunio perché si fosse associato al vitupero del collega, intimò all' uno e all’ altro di uscire dalla provincia.