— 244 — « Nessuno contrasta ai signori che promossero il meeting il diritto di compilare degli indirizzi di lealtà : nessuno vieta loro d’inneggiare alle sanguinose disfatte subite dai fratelli bosniaci ed erzegovesi; nessuno ci bada se colle loro voci stonate cantano piuttosto l1 inno dell1 impero od il na-prej; nessuno infine si oppone a che essi imboschino il Carso, il quale è la linea di demarcazione che divide due stirpi diverse d’origine, di costumi e di aspirazioni. » « Ciò che però la popolazione civile ed industriosa di Trieste e di tutto il litorale non può assolutamente permettere agli agitatori croato-sloveni, gli è di ingerirsi in questioni ad essi estranee. E ridicolo che gli abitanti del Carso — i quali vivono coi frutti della civiltà di Trieste — pretendano d’importare nelle nostre scuole il loro dialetto inintelligibile e straniero ; è ridicolo che essi — i quali hanno perduto ogni vero sentimento di nazionalità — vengano a lanciare T anatema contro la nazionalità altrui. ... ; <■ Sebbene tutte queste risoluzioni (sic!), votate inter poetila da 300 (diciamo trecento) poveri idioti, sobillati da un parroco, da un maestruncolo di scuola, da uno scaccino e da un paio di capofacchini, siano abbastanza significative e caratteristiche, pure potrebbero essere annoverate nella categoria delle ciancie affatto innocue, se non avessero per naturale conseguenza degli altri fatti, ben più gravi, i quali accennano a rievocare le scene tragiche avvenute fra i triestini e i rurali sloveni nel luglio del 1868. Come allora, così oggi, i nostri biondi vicini cominciano ad abbandonarsi ad inconsulte provocazioni; e Dio non voglia che oggi, come allora, essi non stanchino la pazienza di questa laboriosa e tranquilla popolazione, la quale ha diritto di non essere disturbata da nessuno, e tanto meno poi dagli abitanti delle sterili rupi slovene, che senza il lavoro che trovano tra noi dovrebbero trascinare la vita tra gli stenti e l’inedia. »