disordine al campo, vi portarono anche più di terrore, dice Livio, che non avessero nell’ animo loro. Essi non sapevano dire quale pericolo avessero fuggito, nè rispondere a chi gl’ interrogava ; e si udiva frattanto un forte gridio alle porte, dove non era chi sostenesse l’impeto. La gente correva qua e là al buio, gli uni davano di petto negli altri, dubita-vasi il nemico non fosse di già nello steccato. Una sola voce si udiva al mare, al mare ; levata forse a caso da taluno, sonava oramai per tutto il campo. Quindi dapprima, come se ne avessero avuto 1’ ordine, disarmati la maggior pane, ci corsero quasi tutti, compreso il console, poiché, fatto invan i ogni sforzo per richiamare i fuggitivi, non gli valsero l’autorità nè le preghiere. Un solo, Marco Licinio Strabone, tribuno dei soldati della terza legione, piantato da’ suoi, rimase al campo con sole tre bandiere. Gli Istriani, sforzato il campo, se cosi può dirsi, non avendo eglino incontrato altri armati, gli furono tosto addosso, mentre stava ordinando ed esortando quei pochi presso al padiglione del comando. Fu disperata la zuffa, e lunga più che non portasse la scarsezza di coloro che resistevano, ned ebbe fine se prima il tribuno e quanti gli erano intorno non caddero tutti morti. Atterrato il padiglione, saccheggiato ogni cosa, i vincitori giunsero alla tenda del questore e alla porta quintana. Quivi, vista apparecchiata ed esposta grande copia di tuno, e i letti belli e preparati , il re istriano si dette a banchettare coi suoi, obliando armi e nemici, cari-