— 147 — Un fiero ma non un permanente ostacolo, una gran linea cui manovrare intorno, ma tratto tratto da lasciare per tornarvi poi ed approffittame non altrimenti di quel che facciano i fanciulli della bomba o mea nei loro strategici giuochi di caccie e rincorse. Il Gandolfi, che si fece qualche illusione sul Piave, sentì invece ed intese 1' Adige come uno stratega, quando sostenne che il vero fronte della nostra base andava rivolto a settentrione parallelamente al basso Po, e perpendicolarmente a quel tratto di esso che dalla confluenza dell’ Alpone si estende a Legnago. Così rivolti agli sbocchi noi lo adoperiamo al vero suo ufficio, quello d’interporsi fra i due attacchi del Tirolo e del Friuli, e di non permettere che senza una grande battaglia, la quale può venire combattuta in condizioni per noi molto favorevoli, il primo obbiettivo nemico, la congiunzione, possa venire conseguito. È una base di conceno Napoleonico. Supponete l'ipotesi più esagerata, egli dice, quella che il nemico abbia spinto il suo centro fino a Verona, la sua destra a Peschiera, la sua sinistra a Treviso: l’esercito Francese avrà la sua destra a Venezia, la sua sinistra a Mantova, ¡1 suo centro a Legnago, e spingerà a Peschiera e ad Arcole le sue vedette. (Veggasi in proposito il voi. XVIII della sua corrispondenza!. Nulla di più largo e di più esatto, imperocché pure in questa ipotesi le cose andrebbero a modo suo e il vantaggio sarebbe per l'esercito francese, appoggiato alle ali e al centro da piazze forti e