— 104 — pure che tale fosse in qualche parte rimasto l’esercito, dacché vi fu lasciato rifare tranquiliamente lena cd animo, indi ritrarsi non senza ordine e non senza preda. Attila a quella sua accozzaglia comandava ben più che non si pensi. Narra infatti Candido, scrittore de! principio del secolo XVI, com’egli di quei suoi QuaJi, Svevi, Eruli, Turdinii, Rugli, Ostrogoti, Valacchi, Gepidi ed Unni bianchi e neri, ne facesse quello che gli pareva e per fino della gente, incredibile a dirsi, rispettosa della proprietà altrui. Infatti, seguita a dire lo stesso autore contrario al Velsero ed al Giordano, ma tutt' altro che tenero di codesto barbaro, com’ egli passasse il Danubio e pervenisse al Reno ritenendo tanto severamente i soldati dal rubare e dal soverchiare comunque, che la cosa pareva a tutti un miracolo e le popolazioni gli erano divenute fidenti ed amiche. Nè la contraddizione è altro che apparente, dovendo, chi c nsideri le ragioni e le circostanze le quali portarono costui nelle Gallie, immediatamente persuadersi, che la cosa aveva da andare in talune parti in un modo e in tali altre ad un altro. Chiamato dal primogenito di Codione contro Mcrove-j, egli dovexa avere mez'i Franchi con sé e mezzi contro, e non poteva non voler risparmiare il territorio dei propri e desolare quello degli avversi. Rimane meraviglioso che potesse comunque riuscire a ciò, egli cne non era, come s’ è visto, a capo di una nazione unica, nè tampoco di una aggregazione messa insieme da parecchio tempo,