— 156 — bose condizioni ricusino comunque la possibilità dell’ufficio antico. Il dissidio fra l’Austria e l’Italia arde principalmente fra gli uomini del passato dei due Stati. Gli uomini del passato dell’impero appartengono alla gretta ed irosa schiera di coloro i quali non sanno nulla imparare e nulla dimenticare, nè possono accorgersi che le loro idee sieno vecchie, perchè ad esse si attaccano degli interessi e dei rancori sempre vivi e verdi. Di convincerli non c’ è il caso; soltanto essi possono venire scavalcati ed esautorati, e per verità sono quasi uno e l’altro nel campo della politica dominante, ma non in quello dell'intima, dal quale pure, tratto tratto ascoltati, iniettano memorie e consigli. Hanno grandi nomi, grandi fortune, fama non immeritata di valore e di personale devozione ad una patria dinastico-regionale, che è pure, sebbene ristretta, una patria ed un concetto e non soltanto una corte, mantenendo inoltre comune col partito liberale trasformista dell’impero una implacabile avversione contro gli spiriti dissolventi, il che li fa a volte riguardare, dagli stessi campioni avversari, quale una preziosa riserva contro le nuove e varie minaccie cui è fatta segno colà la pubblica cosa. Quanto all'Italia, essa ha invece due specie di uomini del passato : quelli che rivorrebbero l'onta della divisione e servitù sua, che sono relativamente pochi e non contano affatto nulla, come gente onninamente priva d'intelligenza politica e soprattutto di audacia,* e quelli, diametralmente opposti ad essi, cui gli stu-