Di Venetta il} ci pi in nomedi tutti li (oggetti del a No^ve Regno , a Noi che vagliamo bene VAtem°s tanto che voi, t che abbiamo maggior me potere che voi. Noi vi facciamo nos- y f0dè-tro £e, con condizione> che voi con- mos m as fervarete i nofìri Priuiltgi, e le nojìre ?We ^os, libertà. Altri mente noi' ci retrattia- 01 “Ki"“ Ti • I r ’ • / mos me, ro/ciacke fra voi, e noi vene e v- ej}f3 no, che corrimani* foura, di voi. E y finntr, sjuefto trael inficia. Se li Veneziani c,n talché non ne dicono altre tanto al loro iUar^e>s Doge, celo fanno bene comprende-re cogli effetti. Gli Efori erano giù- ub£rtadeS dici trà 1 Regi di Sparta ed il Po- fino no, polo; £/ ìujìicia tra queg'i d’Arago- In>r* v»t na e loro fòggetti, ed il Confeglio^ n,s vm di dieci lo c trà il Doge, c la No-bilita. qUt vtt I Lacedemoni non dauano guardia alcuna a’ loro Regi, non ìftitnando che Prencipi giufti, c rifoluti di governare fecondo le leggi aveifere bi-fogno di Satelliti, poiché per l’olferva-zionc delle ftelfe leggi, non potevano mancare di racconcigitarfi l’amore de foggetti, che temendo («vilmente* quegli, che cowiraandano loro » tc*