Di Venezia 97 ferviua di niente a’ loro affari, fi riunirono aflìeme per vn diipetto com-mune, c formorono il prògetto di quella lega di Cambiai, nella quale fecero entrare tutti li Potennli d’Italia. In effetto la congiuntura era tale, che bifognava aiTolutamente di-chiararfi per i’vno, ò per l’altro Mi avendo il Senato pigliato il partito di mezo, che è fempre il peggio ne’ gran perigli a, molto lungi di a Quad conferuarfi l’amicizia di que’ Prenci- pi, come fe lo prefiggeva s fe li re c L J ■ • i - • I teterrima le ambedue nemici. Di maniera che * Tac fi può dire della Republica di Ve- hift. j. nezia quanto vno ftcrico b hà det- b Florus to altre fiate di Marfig'ia, che defi- hìA. 4- andò la pace, ella fi precipita nelle Ant' .Pa , , •',* ' .. noxnaua. guerra, cheli* teme; o quanto diceva a’ fenefi Alfonfo Rè d’Aragona, comparandoli co’ quegli , che occupano il fecondo piano d’vna caia, i quali fonò incommodati dai fumo '*» delle camere di lotto, e dalle acque di quelle di fòpra. e veramente le la neutralità non é ben condotta non folamenre non fi punto d’amici , ne Voi. I. E