-134- La vertenza sottoposta all'arbitrato di Paolo IV venne risolta collo stabilire che i Cavalieri non potessero correre i mari della Repubblica, nè toccare alcun porto della Serenissima (1). Pochi anni dopo, nel 1559 la galera toscana La Lupa, nelle acque di Cipro, dove compiva degli atti di pirateria, fu cattu­rata dalle galere veneziane del Capitano della Guardia di Cipro Bragadin. Nel l 582 e l 583 nuove azioni repressive dovettero essere compiute dalle galere veneziane della Guardia di Candia sia contro i Cavalieri di S. Stefano che contro quelli di Malta i quali ultimi, come scrive il Manfroni (2) « dopo Lepanto erano di­venuti ormai più pericolosi che utili all'Europa cristiana ». A Costantinopoli la notizia produsse risentimento ed Ibrahim, agli Ambasciatori europei che si erano dichiarati estranei all'atto compiuto dai Cavalieri Gerosolimitani, dichiarò che egli avrebbe senz'altro ordinato una spedizione contro l'isola di Malta. . Il Gran Visir per colmo di finzione giunse perfino a chie­dere al Bailo veneziano Giovanni Soranzo l'aiuto della Repub­blica per la spedizione e la concessione di un porto nell'isola di Candia per farne una base navale per le forze destinate ad ope­rare contro Malta (3). Gli apprestamenti navali e militari della Turchia erano però talmente poderosi che era logico supporre che tutto si stesse pre­disponendo per l'attacco all'isola di Candia, e Battista Nani, Ambasciatore a Parigi, scriveva al Senato che questo era il pen­siero anche della Corte di Francia (4). Nei primi mesi del 1645 il Senato a titolo precauzionale portò la Guardia di Candia a 20 galere affidandola a Giorgio Morosini, altre 30 galere e 2 galeazze si armarono nell'Arse­nale di Venezia. Furono spedite truppe di rinforzo nelle for­tezze di Candia ed in Dalmazia, ma in piccola misura, e si ri­ (1) C. MANFRONl: Opera citata, parte la, cap. VlII. (2) C. MANFRONl: Opera citata, parte 1a, cap. XIII. (3) A questa strana richiesta del Gran Visir si dice che il 8ailo rispondess.e che i porti della Repubblica «non si davano nè si imprestavano più di quello che ai «facci delle proprie mogli». (4) C. TENTORl: Saggio sulla storia della Repubblica di Venezia. Val. lO, pago 128. -Venezia 1788.